L’acquacoltura può salvaguardare gli ecosistemi marini e di acque dolci
Sì, l’acquacoltura può essere praticata responsabilmente tenendo così sotto controllo gli effetti sull’ambiente. Oltre alla riduzione dell’impatto sulla qualità delle acque, una ulteriore sfida per le specie allevate in Europa è relativa alla composizione dei mangimi, che per essere sostenibili dal punto di vista ambientale devono limitare l’utilizzo di farine e oli di pesce.
Se gestita responsabilmente, l’acquacoltura può salvaguardare gli ecosistemi marini e di acque dolci, offrendo al contempo un fondamentale contributo alla nutrizione della popolazione umana in crescita. Per raggiungere questo obiettivo occorre agire in modo integrato su più fronti, e su tematiche diverse in base al contesto e al luogo di produzione. In Europa, dove la maggior parte delle specie allevate sono carnivore, grande attenzione viene posta alla composizione del mangime, per il quale bisogna trovare un equilibrio tra l’utilizzo di materie prime di origine marina (farine e oli di pesce da cattura) e ingredienti alternativi. Gli impianti d’acquacoltura vengono anche progettati per ridurre al minimo le interazioni negative con l’ambiente. Grazie a mangimi più efficienti e a una gestione attenta dell’allevamento, si può minimizzare l’impatto sulla qualità delle acque locali.