L’acquacoltura è una delle soluzioni al problema del sovrasfruttamento ittico
No, l’acquacoltura rappresenta invece una potenziale soluzione in grado di combinare la sempre minore disponibilità di pesce selvatico con il continuo aumento della domanda globale di prodotti ittici.
L’acquacoltura può essere una delle potenziali soluzioni al problema del sovrasfruttamento ittico, che riguarda la maggior parte delle specie che vivono nei nostri mari e negli oceani. Per molto tempo uno dei problemi più rilevanti in acquacoltura è stato quello dei mangimi usati per l’allevamento. Tra i principali ingredienti, infatti, ci sono proteine e grassi somministrati attraverso farine e oli derivanti da pesci oggetto di pesca industriale: praticamente, per allevare il pesce occorre altro pesce. Questo aspetto si monitora attraverso l’indicatore FIFO (Fish In - Fish Out) che esprime il rapporto tra la massa di pesce catturato per la produzione di mangimi e il pesce allevato. Oggi, grazie ai progressi della ricerca e della tecnologia, è possibile ridurre in modo consistente l’uso di farine e oli di pesce sostituendoli con alternative di vario genere che non hanno ripercussioni sulla biodiversità: dalle materie prime vegetali ai residui di macellazione, fino al più recente e innovativo utilizzo di alghe e insetti (per il quale esiste una specifica regolamentazione europea).