Pescato o allevato?
E’ ampiamente dimostrato che l’assunzione di 200 grammi di pesce grasso o semigrasso alla settimana, sia esso allevato o selvatico, permette di coprire il fabbisogno dell’organismo di EPA e DHA (cioè i 250 mg/giorno o 1,75 g/settimana raccomandati dall’EFSA).
Molte delle caratteristiche nutrizionali dei pesci di allevamento dipendono dalla composizione del mangime. In generale si è osservato che se si utilizzano nei mangimi, oli vegetali al posto degli oli di pesce, si riducono i possibili contaminanti nel pesce ma anche parte dei preziosi Omega-3 presenti nella loro carne. La cosa non deve comunque preoccupare per una serie di ragioni. La prima è che le differenze non sono così nette, come dimostrato in diversi studi scientifici; alcuni confronti tra salmone di cattura e di allevamento mostrano che quest’ultimo presenta concentrazioni più basse di DHA ma nessuna differenza significativa per quanto riguarda l’EPA. L’analisi delle tabelle di composizione degli alimenti (IEO-BDA) mostra che, rispetto al pesce di cattura, il pesce allevato risulta essere più grasso e può quindi generalmente garantire una maggiore presenza di Omega-3. La conclusione è che, sebbene alcune differenze ci siano, non sono così rilevanti da condizionare le scelte di acquisto che, come sempre, più sono varie, più contribuiscono all’equilibrio necessario per la salute.